Magici Cartoni

PREFAZIONE

Due parole ai più grandi…

Si possono scrivere cartoni?
E perché chiamare un lavoro con il nome di  cartoni e non di favole?
Avevo iniziato scrivendo una favola ma poi mi sono accorta che i personaggi avevano bisogno di seguire leggi fisiche particolari, che avrei potuto inventarmi concedendomi trasgressioni alla legge di gravità, ai ritmi biologici dell’uomo, immettendo nelle loro azioni accelerazioni altrimenti inspiegabili, rivestendole di caratteristiche tenere e magiche ma anche tecnologiche, quelle stesse che oggi spingono i piccoli a vedere soluzioni intelligenti con maggiore velocità rispetto ad ieri; ne’ mi sfuggiva quanto fossero  indispensabili toni antichi, carichi di una fedele affettività; avevo bisogno della  commistione che appartiene oggi proprio al genere dei cartoni animati. Dovevo andare, dunque, addirittura aldilà dei paletti che il genere favolistico e/o fiabesco, comunque, impone. Dovevo accelerare un tempo che può essere giustamente lento se sotteso ad una favola ma non più se è il tempo di un racconto fantastico e magico. Avevo bisogno della magia, che è la chiave per entrare in mondi altrimenti per sempre chiusi per i nostri piccoli, che avvertono la necessità,  indotta da noi adulti,  di applicare la tecnologia avanzata – che essi chiamano con il nome di “magia”-  per arrivare, in loro compagnia,  al cuore degli  spazi, allo spumeggiare delle idee tipicamente infantili.
Mi sono concessa tutto ciò e ho cercato di dare ai bambini di oggi ciò che essi correntemente ritrovano in ciò che vedono tutti i giorni: un immediato e dinamico riscontro ai bisogni della loro fantasia, che è il tratto tipico, proprio dei loro amati cartoni.

Così sono nati Andrea, Mù e il Mago Bruno