Scorzette d'arancia

SCORZETTE D'ARANCIA

“Scorza, scorza.
Sai tu che cosa è una scorza?”
Così faceva la mamma al suo bambino cieco.
Gli avvicinò al naso la buccia di un’arancia e la strizzò tra le dita.
Al piccolo vennero le lacrime agli occhi e tanti starnuti tra mille sorrisi mentre un bel profumo si diffondeva nell’aria. Sorrise e spuntarono tutti i buchi lasciati vuoti dai denti caduti.
“Scorza, scorza.
Sai tu che cosa è una scorza?
Adesso ti racconto una storia. Prima devo spiegarti una cosa: la scorza è la buccia di un frutto. Protegge, come una coperta, la polpa. E’ ruvida o è morbida. Basta che passi un dito sul frutto lo capisci.”

C’era una volta una bambina.
Tutti la chiamavano “Scorzette d’arancia”.
Vuoi sapere perché?
Intanto, se provi a fare bruciare le bucce di questo frutto, l’aria si riempirà di un profumo bellissimo che rasserena.
La bambina era una piccola cieca, timida ma molto curiosa.
Sembrava che non le interessasse nulla; passava lunghe ore nello stesso posto di casa sua, a volte silenziosa e a volte parlando con amici suoi invisibili per gli altri. Tutti i bambini hanno, si sa, amici che gli altri non possono vedere. Sia quelli che vedono sia quelli che non vedono.
A “Scorzette” non sfuggiva nessun rumore di casa; era in grado, per ognuno di essi, di dire che stesse succedendo. Ce ne erano alcuni, però, che non riusciva a spiegarsi.
Da dove venivano?
Perché?
Chi li faceva?
Un giorno, “Scorzette”, coraggiosa e curiosa, con l’aiuto del passamano si spinse su per le scale fin nel posto da dove sentiva arrivare i rumori. Tutti chiamavano quel posto “la soffitta” e serviva per riporre quello che non serviva al piano di sotto, in casa.
Una voce calma e dolce la accolse: “Benvenuta “Scorzette”!
Il tuo coraggio ti ha spinto ad arrivare in questo posto che gli altri chiamano “soffitta” ma che, in verità, è il posto dove nascono le cose belle e le cose brutte della vita. Vieni.”
La voce disse così e una mano morbida prese una manina di “Scorzette” e la avvicinò ad un sacco traboccante di seta; la bimba sentì tra le dita la morbidezza del tessuto e gioì.
“Le cose belle sono come questa seta; ti danno gioia e non ti fanno soffrire”
Immediatamente una voce stridula, piena di tosse, stanca, venne fuori e coprì la voce bella.
“Vieni, vieni a vedere le cose brutte!”
“Scorzette” fu afferrata da un uncino che le fece dei graffi e le sue mani furono con forza introdotte in un sacco ruvido nel quale c’erano mille spine.
Sentì dolore e ricordò quando la mamma, pulendo i fichi d’India, il frutto prediletto di “Scorzette” si pungeva e, lamentandosi, diceva che la vita è piena di spine.
“Scorzette”, in lacrime, spaventata, sollevò le mani da questi ultimi sacchi e sperò di risentire le mani morbide e la voce bella di prima.
Subito queste arrivarono mentre la voce roca e stanca spariva.
“Non temere; qui è sempre battaglia tra il bene e il male. Vince, però, sempre il bene perché alla fine il male non ha la forza di resistere. Ricordatelo. Anche tu puoi fare molto. ”
La bimba fu avvolta da un intenso profumo che veniva dal sacco della seta; era un profumo d’arancia che addormentò la voce roca e stanca; un po’ di quel profumo fu dato anche alla bimba, che per questo venne chiamata “Scorzette d’arancia”, con il consiglio di usarlo per placare le ire di quanti avrebbe incontrato nella sua vita.

Passarono molti anni e il piccolo che aveva sentito parlare di “Scorzette” portò sempre nella memoria la storia di quella bambina; il suo ricordo si riaccendeva ogni volta che nell’aria c’era il profumo delle arance, soprattutto a Natale quando gli uomini cercano di essere più buoni, come i bambini.