Scorzette d'arancia

PIUMINO

Pioveva. Il piccolo cieco era veramente corrucciato. Quando pioveva non si poteva uscire, non si poteva giocare fuori.“Dai - gli disse una voce amica - la pioggia è utile; se non piove non cresce nulla e tu non mangi niente. Tornerà il sole; bisogna accontentarsi e cercare di trovare una soluzione giusta, come fece il cielo con Piumino.”Fu così che il piccolo cieco imparò quanto fosse importante che piovesse. E io adesso lo racconto a voi.

C’era una volta un paesello. “Bella scoperta!” direte voi.Non avevo finito.C’era una volta un paesello dove si fabbricavano ombrelli. Solo ombrelli.  Tutti erano impegnati; c’era chi si curava di fabbricare i manici, chi i raggi su cui stendere i teli, c’era chi cuciva e chi poi vendeva.Tutti, in quel paese, amavano la pioggia e odiavano il sole. Tutti tranne uno che era un bambino che non vedeva. Tutti lo chiamavano “Piumino”.Perché mai “Piumino”?Ora ve lo dico.Quando usciva il sole, il piccolo stendeva le sue mani al cielo e gioiva felice. Si illuminava tutto e giocava tranquillo con le sue piccole cose per terra. Quando pioveva era impossibile per lui stare fuori a giocare, si riduceva sempre come un pulcino e si procurava i rimbrotti della sua mamma.Le nuvole, però, arrivavano spesso salutate a viva voce dagli abitanti del paese.Il cielo, che guardava tutto dall’alto, non sapeva come fare per aiutare il piccolo e tenere contenti tutti gli altri; finché un bel giorno ebbe un’idea straordinaria; in quel posto sarebbe piovuto solo in alcuni giorni del mese; negli altri o ci sarebbe stato il sole splendente o, dietro un piumino di nuvole, il sole sarebbe rimasto coperto per ricordare a tutti gli altri che presto sarebbe venuta la pioggia.Le nuvole, chiamate a raccolta, diedero subito una prova di quello che avrebbero fatto da lì per l’appresso: una accanto all’altra, senza urtarsi, perché se no qualcuna si sarebbe rotta e sarebbe venuta via la pioggia, si sistemarono vicine vicine; sembravano piumini volanti oppure soffici e gonfi ciuffi di zucchero filato, uguali a quelli che vendevano alla fiera del paese una volta all’anno.Il cielo aveva pensato in modo tale che il piccolino poteva  giocare tranquillo mentre gli altri avrebbero continuato a lavorare con serenità.Il bimbo conservò per sempre, da allora, per questo motivo il nome di “Piumino”. 

Il piccolo cieco, sentita questa favola, pensò che era meglio rinunciare a qualche gioco in strada per evitare la fame per sempre.