Scorzette d'arancia

I CAMPANELLI DELL’ESTATE

Era arrivata l’estate: le scuole chiudevano e finalmente andavano via tutti i pensieri della scuola.
Anche per il piccolo cieco che presto sarebbe andato al mare.
Del mare, ogni estate che finiva, si portava il sapore del sale sulle braccia; a volte era così bello sentirlo quel sapore che il piccolino, seduto sulla sabbia, si leccava con gusto le ginocchia.
Tutti glielo dicevano che l’estate era la stagione del sole e il piccolino aveva imparato dell’utilità del sole con il racconto di questa favola che io adesso dico a voi.

C’era una volta un paese adagiato in una valle.Era circondato da altri paesi e ogni prima settimana d’estate succedeva una cosa straordinaria: nel cuore della piazza si faceva la festa dei campanelli.  Era bellissimo  prestare ascolto; la musica si spargeva allegra per l’aria per i  tanti campanellini tintinnanti.Tutti insieme davano il suono della festa.Era un rito ormai antico questo.Chi passava si chiedeva perché mai ci fosse tanta allegria e tanta gioia.“Sono i campanelli  della nonna e di Colombina!” rispondeva chi aveva memoria della nascita di quella festa.Ai cantucci della piazza  così raccontava chi ricordava “Ahi, ahi..” faceva sempre  la piccolina. Era un giorno di freddo e Colombina stava in un angolo della grande cucina. Fuori pioveva e tirava un gran vento; la nonna era indaffarata tra i pentoloni e Colombina sentiva ribollire l’acqua.  Doveva tenersene a distanza. Anche se non vedeva, perché così era nata,  conosceva la cucina come le sue tasche: il tavolo, le sedie, il forno, l’angolo degli arnesi del camino, la dispensa fredda e gelida, l’angolo delle meraviglie, quell’angolo dove era possibile mettere due dita nelle marmellate, di nascosto, o dove spiluccare la frutta più dolce o sottrarre i dolcetti delle feste anche quando non era il tempo di queste.Era abile a evitare gli spigoli ma ogni tanto:“Ahi, ahi…”E poi era sempre freddo per le sue piccole mani.La chiamavano tutti “Colombina” perché  sembrava un uccellino chiuso nelle sue ali.Un giorno, però, la nonna decise che era venuto il momento di fare spalancare le ali a quella nipotina  freddolosa.“Coraggio, Colombina, tra poco andrà via il freddo e arriverà la stagione del sole. Sai cosa è il sole?”Colombina scosse la testa in senso di diniego.La nonna la prese per le mani e la portò di fronte al grande camino, stese le piccola dita di fronte al fuoco e attese che si scaldassero. Colombina cominciò a diventare rossa in viso. “Il sole è un calore  molto più forte di questo che scalda il mondo, fa vivere tutto e tutti. Scalda l’acqua del mare anche ma sempre con delicatezza. Pensa che quando si vuole fare bere qualcosa che non faccia male si deve dare l’acqua di sole, l’acqua che abbia la temperatura data dal sole che è anche un grande medico.”La nonna la spinse verso la dispensa, le tolse la giacchina e aspettò che Colombina avesse un brivido di freddo.“E’ freddissimo!” si lamentò la piccina.“Questo è perché non c’è nessun calore, nessun sole” le disse la nonna che subito la portò di fronte al fuoco, riaprì le piccole mani di fronte al camino;  la bimba sorrise. Bevve anche e le parve che le avevano dato l’acqua di sole, tiepida e buona. Così per tante volte, finché Colombina fece: “Se il sole è come il fuoco del camino, capisco adesso che senza il suo aiuto non si potrebbe proprio stare.” La bimba, riscaldata e gioiosa, cominciò a agitare il campanello che usava per richiamare l’attenzione di qualcuno quando ne aveva bisogno; lo agitò tante volte quel giorno che ne rimase memoria d quella conoscenza così gioiosa; nacque così la festa dei campanelli.

Anche il nostro piccino, in riva al mare, si procurò, da allora, un campanellino e ogni volta che imparava qualcosa di nuovo lo scuoteva; a volte forte e a volte piano perché altrimenti tutti avrebbero pensato che per lui era sempre festa…