IL CESTO DEL CONTE

Fette di allegria

Un oste di Mesoraca preparava i banchetti della sua osteria. Guardava le tovaglie lavate da sua moglie e ben ripiagate. A quadretti bianchi e rossi sembravano ridere come faceva Caterina, la moglie appunto.
Presto sarebbero arrivati i clienti e doveva essere tutto a posto: il vino nelle caraffe, l’acqua nelle bottiglie, il pane nei cesti e poi poi…
L’oste sapeva bene che i suoi clienti erano un po’ mattacchioni; quando avevano voglia di un po’ di allegria, un po’ più di quella solita, eccoli lì dietro la porta.
Non potevano mancare i salumi, dunque, sulla sua tavola: profumati con un fil di fumo, col pepe nero che dava una strizzatine di sapore così come faceva il finocchietto.
I suoi salumi erano quelle golosità che, assieme al vino, davano alle persone il piacere dell’allegria.
Così, strofinandosi le mani al pensiero di quanti clienti presto sarebbero arrivati, aprì la porta della soffitta: lì pendevano in penombra i migliori salumi che erano stati fatti nell’anno.
Il profumo faceva venire l’acquolina in bocca.
Lesto, con un coltellaccio, segò lo spago che fissava un gran capocollo alla trave e tutto soddisfatto se ne tornò al banco.
“Buonasera e salute!” fece il primo dei clienti.
Il fuoco scoppiettava nel camino e l’oste si preparò ad affettare la prima fetta di allegria.